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Redda.
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Odiava la scuola e non capiva proprio perché fosse costretto a frequentarla; era già stato bocciato due volte, ma suo padre non ne aveva voluto sapere e l'aveva obbligato a iscriversi anche quell'anno. Era ricco e aveva un futuro assicurato, a cosa gli serviva un maledetto pezzo di carta? Avrebbe preferito passare la mattina a dormire, piuttosto che svegliarsi presto per dover andare in quello schifo di posto; l'unico lato positivo erano le ragazze, alzava il culo dal letto solo per loro.
La scuola cominciava quel giorno, e il suo corpo non era ancora pronto a riprendere ai ritmi scolastici, per questo motivo la sveglia stava squillando già da cinque minuti, ma lui non accennava a muovere un muscolo; non era uno di quelli che andava a letto presto, di fatti la sera prima era uscito con i suoi amici per fare il solito giro dei locali. In pratica per lui era sempre sabato.
Provò a spegnere la sveglia e, dopo averla mancata un paio di volte, decise di buttarla direttamente per terra, ma non aveva messo in conto l'arrivo di Lupe, la sua domestica portoricana.
-Signorino Blake si alzi, o farà tardi- (il tutto detto con il tipo accento portoricano.)
Blake mugugnò e nascose la testa sotto il cuscino, nella speranza di essere lasciato in pace; Lupe ovviamente era stata addestrata per buttarlo giù dal letto a ogni costo. La odiava per quello, e più di una volta aveva minacciato di licenziarla, ma cucinava da dio quindi era ancora lì, e poi se non ci fosse stata lei sarebbe stato costretto a badare da solo al suo loft, roba da pazzi.
-Signorino- si avvicinò al letto e tirò via le coperte -La colazione è già in tavola-
-Ti odio- borbottò, stropicciandosi gli occhi. Aveva un gran mal di testa e avrebbe potuto rimettere da un momento all'altro -Lupe...-
-Sì signorino, le ho già preparato il suo analgesico-
La donna scese le scale e lo lasciò solo; si mise a sedere sul materasso e si passò una mano tra i capelli, facendo una smorfia.
Si trascinò verso il bagno per fare una doccia fredda e in accappatoio raggiunse la cucina, dove trovò il solito banchetto regale ad attenderlo. Anche se aveva la nausea non avrebbe rinunciato a tutto quel ben di dio; di fatti mangiò senza fare complimenti.
Dopo aver finito risalì in camera per vestirsi e buttò casualmente un occhio sulla sveglia, che aveva rimesso al suo posto; perfetto, era già in ritardo.
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La sveglia era impostata alle sei di mattina, e aveva suonato per l'ultima volta nella sua vita, perché Justin si era alzato di colpo e l'aveva scaraventata sul divano, per poi soffocare un grido di frustrazione con la faccia premuta sul cuscino. Era il primo giorno di scuola del penultimo anno, quando sarebbe finita quella tortura? Si alzò dopo un po' barcollante e scese in cucina a fare la sua solita colazione nutriente a base di cereali e spremuta di arancia. I suoi ancora dormivano, e Justin li stava mandando a quel paese per questo. Tornò in camera sua a preparare da subito i vestiti che mise sul letto stando attento a non stropicciarli e corse a fare una doccia, portandosi dentro anche lo spazzolino. Dopo una buona mezz'oretta, tra shampo alla camomilla e bagnoschiuma allo zucchero filato, uscì finalmente dal bagno, trovando suo padre in piedi che lo guardava con gli occhi ancora semichiusi. -vai a scuola in accappatoio oggi?- chiese stupidamente tirando uno sbadiglio.
-Sì certo, buona notte papà, compra un'altra sveglia!- disse Justin facendo avanti e indietro tra camera e bagno, per truccarsi, profumarsi e vestirsi. Finito di indossare i jeans blu scuro a sigaretta, una canottiera bianca con sopra una maglietta nera a maniche corte, larga e alquanto femminile che lasciava scoperte le spalle, tenuta stretta in vita da una grossa cintura bianca, aprì il suo portagioie e infilò di tutto e di più: tre collane e una multitudine di bracciali. Si diede un'ultima sistemata ai capelli prima di scendere in corridoio con la sua borsa enorme firmata Dior, infilarsi le scarpe e correre fuori, dritto a scuola. Fortuna che ci abitava vicino. Davanti al cancello della scuola trovò il suo ragazzo Mark che gli sorrise andandogli incontro, anche se la sua idea di corrergli incontro gli fu rubata da un gruppo di ragazze che circondarono Justin e iniziarono a tempestarlo di domande come fosse stato una star. -ciao ragazze, anche voi mi siete mancate!- strillò il biondino saltellando e abbracciando tutte, una per una. -posso salutare il mio fidanzato, per un momentino!-
Matt era dell'ultimo anno e ormai stava con lui da quasi un anno, si erano conosciuti proprio a scuola. Justin non avrebbe mai pensato che il suo ragazzo fosse gay se non glie l'avesse detto, era il tipico teenager da 'squadra di football', un figo dietro il quale avrebbe sbavato anche una professoressa. Anche il biondino non era male, però era pur sempre gay, e i gay al massimo stanno simpatici, specie quelli checche come lui!. -
Redda.
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-Signorino vuole che le chiami l'autista? Non mi sembra in condizioni di poter guidare-
-Non è la prima volta che guido con il dopo sbronza, stai tranquilla-
Afferrò la tracolla, dentro la quale aveva buttato giusto un quaderno e una penna, e prese le chiavi della sua BMW Cabrio, l'ultimo regalo della sua amata mammina. Gli piaceva arrivare a scuola su quei gioiellini, perchè ci godeva nel vedere gli sguardi invidiosi di quei pezzenti che non potevano permettersi nemmeno una bicicletta.
Scese in garage e, una volta salito in macchina, per prima cosa accese la radio, alzando il volume quasi al massimo, e successivamente partì alla volta della scuola.
Dopo aver parcheggiato si godette i suoi due minuti di relax e fumò la prima sigaretta mattutina; visto che era già in ritardo tanto valeva prendersela comoda.
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Una volta suonata la campanella, si sentì un "nooo!" generale, gli studenti, compreso Justin che camminava abbracciato a Matt, cominciarono ad entrare con estrema lentezza a scuola, la disperazione nei loro volti. Solo il biondino sembrava felice, finché aveva il suo ragazzo accanto niente poteva turbarlo! Prese un bel respiro prima di varcare la soglia dell'entrata per l'inferno. Si chiese dove fosse la sua classe guardandosi un po' in giro prima di dare un bacio a stampo al suo ragazzo che doveva cercare la sua invece.
Adesso si sentiva un po' meno sicuro, c'era chi lo salutava felice, ma anche chi, purtroppo, lo guardava con disprezzo notando che Justin non era un ragazzo etero come quasi tutti in quella scuola. Per Matt era stato più semplice: vedi un pezzo di gnocco, muscoloso, con gli occhi blu, con quel sorriso smagliante.. no okay, semplicemente Matt era sempre stato popolare e stronzo, e sapeva passare anche alle mani, cosa che non molti avevano intenzione di fare con uno che andava in palestra. In effetti da quando stava con lui, Justin non si era più ritrovato con le spalle al muro e uno zigomo gonfio un giorno si e gli altri anche.
Quando trovò la sua classe, tutti i compagni lo salutarono calorosamente, bulletti stronzi a parte ovviamente. -come stai Lukas?! Da quanto tempo! La prossima estate dobbiamo ASSOLUTAMENTE vederci almeno una volta, mi sei mancato troppo!-
Ed ecco Lukas. Era il suo compagno di banco, e di stronzate. Ogni anno Justin gli salvava il culo dalla bocciatura, facendogli copiare verifiche su verifiche, e quell'anno non sarebbe stato diverso. Quest'anno però Lukas si era fidanzato con una ragazza della loro classe, così Justin sarebbe dovuto stare dietro, nell'angolo vicino alla finestra, da solo, dato che a quanto sembrava, tutti ormai si erano messi d'accordo. L'unico banco disponibile era quello accanto al suo. -bella prospettiva, rosea proprio.. buon inizio Justin- si disse da solo sospirando. Lanciò un'occhiataccia a Lukas che in quel momento lo stava osservando dispiaciuto. Non voleva sembrare un disperato in cerca di pietà o anime pie, stava bene anche da solo, tsè!
VOLEVA UN COMPAGNO DI BANCO ANCHE LUI!. -
Redda.
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Quando finalmente decise di mettere piede dentro la scuola non si stupì di trovare il corridoio vuoto e le porte già chiuse; ormai i professori dovevano averci fatto l'abitudine, quando mai si era presentato in orario? Era già un miracolo che fosse lì.
Sbadigliando raggiunse la sua aula e bussò alla porta, senza troppo entusiasmo. Dopo aver sentito un "avanti" fece capolino nell'aula, esibendo un sorriso da schiaffi.
-Thomas non mi stupisce affatto che tu sia in ritardo-
-Professoressa così mi ferisce, pensavo che mi avrebbe accolto con un abbraccio; sono tornato qui solo per lei-
-L'estate non l'ha cambiata in meglio, anzi azzardo con il dire che l'ha solo peggiorata-
-Ci sta provando con me?- le chiese, arricciando le labbra in un sorrisino.
-Vada a sedersi, prima che io la sbatta fuori ancor prima di aver cominciato-
Blake si voltò verso i suoi nuovi compagni di classe, e quando vide vicino a chi avrebbe dovuto passare il resto dell'anno, il suo sorriso divenne una smorfia di disgusto. Era uno scherzo?. -
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Justin stava per morire asfissiato. Aveva appena finito di ordinare l'astuccio e allinearlo perfettamente al diario con tutti i libretti e i block notes, si era anche preso la libertà di mettere la sua amata borsa sulla sedia e l'uomo più irritante che avesse mai conosciuto era entrato in classe. Non c'erano più posti liberi. Ma che gioia.
-oh dio..-
Un'immensa gioia.
-morirò..!-
Stavano scherzando?
-Matt..!-
Sì, doveva per forza essere uno scherzo.. -
Redda.
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-Non ci sono altri posti?- gli chiese, aggrappandosi all'ultimo grammo di speranza.
-No Thomas; se si fosse degnato di arrivare qui in orario avrebbe potuto scegliersi da solo il suo banco, ora invece andrà a sedersi nell'unico posto disponibile-
-Non posso sedermi lì-
-E perché mai?- gli domandò la donna, incrociando le braccia al petto.
Se le avesse risposto che non voleva stare accanto a un frocio, soprattutto se quel frocio era Justin Franken, lo avrebbe spedito dritto dal preside, e non ci teneva poi molto a vedere suo padre di prima mattina.
-Niente- rispose, storcendo la bocca.
-Allora si dia una mossa, non voglio aspettare le sue comodità-
Si trascinò verso il suo banco con la stessa espressione di un condannato a morte, e si trattenne dal prendere a calci qualsiasi cosa gli capitasse sotto tiro.
Quando vide la borsa di Justin sulla sua sedia non ci pensò due volte a gettarla per terra, pulendosi successivamente la mano contro i jeans; non voleva di certo che i suoi germi da gay lo infettassero.
Mise la propria tracolla sul banco e si sedette, stringendo i pugni; se quel tipo osava sfiorarlo con un dito lo avrebbe appeso fuori dalla finestra. (Un piccolo ritorno al passato xD). -
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Sgranò gli occhi quando vide la sua borsa fare un volo. -sei un coglione, costa più di te- disse a denti stretti alzando la mano.
-Franken, mi dica-
-Thomas ha lanciato la mia borsa, non credo voglia raccoglierla- esalò sorridendo amabilmente alla professoressa -o forse vuole?-
-Thomas, raccogli la borsa, e ricordatevi che siamo in un Gymnasium, non in un asilo nido. Muoviti a raccoglierla e cominciamo. Comunque carina Franken, dopo mi dirai dove l'hai presa..-
Justin continuò a sorridere fissando Blake. Guerra aperta.. -
Redda.
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-Accidenti, quanto sono sbadato- disse, fingendosi mortificato. Si piegò e, senza farsi vedere, si sputò sul palmo della mano e sparse per bene la sua saliva sulla borsa, prima di raccoglierla e poggiarla sul banco di Justin.
Avrebbero trascorso un meraviglioso anno insieme.. -
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Justin palesemente se ne accorse, e non i volle molto prima che sul suo volto comparisse una smorfia di disgusto. Prese con cautela dalla borsa, toccandola solo con due dita, i suoi fazzolettini umidi, pulendo senza esitazione. Doveva liberare la sua borsa dai germi omofobi di quell'essere.
-fallo ancora una volta e ti sputo in faccia- disse tranquillamente mentre si alzava a gettare il fazzoletto. Peccato che Matt non potesse picchiare Blake, con lui preferiva non avere rogne, e poi sicuramente erano stati compagni di classe per un anno, chi lo sa, con tutte le volte che Thomas era stato bocciato, tsk.. -
Redda.
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Si leccò le labbra e sogghignò, palesemente divertito; se solo ci provava nemmeno sua madre sarebbe poi stata in grado di riconoscerlo.
Quasi quasi non si pentiva di essere tornato a scuola, si sarebbe divertito a rendere la vita un inferno a quella checca platinata per i successivi nove mesi; e quello era solo l'inizio.. -
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Justin non aveva paura di Blake. Anzi sì, ne aveva, ma non così paura. Non gli interessava se avrebbero dovuto passare nove mesi insieme e lui avrebbe dovuto subire le peggiori torture, stava bene lo stesso e non avrebbe esitato a contrattaccare! Se Thomas voleva la guerra, l'avrebbe avuta.
Intanto prese con indifferenza il suo cellulare e scrisse il primo dei tanti messaggi della mattna a Matt. Non vedeva l'ora che iniziasse la ricreazione solo per correre ad abbracciarlo.
-nove mesi insieme. Imparerai a comportarti come si deve spero- commentò guardandolo con la coda dell'occhio. -
Redda.
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Voltò appena il capo quando sentì che si era rivolto a lui; lo osservò giusto per un paio di minuti prima di tornare a fissare il vuoto di fronte a sé. Il solo guardarlo gli faceva venire una gran voglia di prendere a pugni quella faccia da donnetta che si ritrovava; la sua sola presenza lo irritava da morire.
-Credo che tu debba imparare a tenere la bocca chiusa; meno mi parli e meglio è per te. La tua voce mi fa sanguinare le orecchie-. -
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-Forse era meglio se non me lo dicevi, vederti sanguinare è una delle cose che mi piacerebbe vedere almeno una volta nella vita- commenta prima di prendere il suo blocchetto degli appunti e copiare ciò che la professoressa stava copiando alla lavagna. Non voleva partire col piede sbagliato, ma Justin era un tipo impulsivo, e non gli piaceva Blake, proprio non ce la faceva a farselo stare simpatico. -ti conviene scrivere, adesso- . -
Redda.
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-La stessa cosa vale per me, ma credo che il mio desiderio sia più fattibile del tuo, e non immagini nemmeno quanto io smani dalla voglia di poter assistere a un simile spettacolo- si sarebbe già tolto la soddisfazione, se solo Justin non avesse avuto la sua personale guardia del corpo; e dire che prima lui e Matt erano stati anche amici, peccato che per colpa di Franken avesse deciso di diventare frocio tutto d'un colpo -E non dirmi cosa devo fare, non sei mia madre- borbottò, prima di poggiare la testa sulle braccia e chiudere gli occhi; aveva bisogno di recuperare il sonno perso. .
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